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Installazione dell'altare di Federico Severino all'interno del Pantheon

Fonte esterna - Stampa
08/12/17

Venerdì 8 dicembre 2017, in occasione della festività dell'Immacolata Concezione, il grande altare in bronzo d'orato realizzato dallo scultore bresciano Federico Severino, è stato installato all'interno del Pantheon a Roma, completando così il corredo liturgico costituito dalle 14 formelle in bronzo raffiguranti le Stazioni della Via Crucis e all'Ambone.
 
Sia per la scelta del materiale, il bronzo dorato appunto, che per lo stile, l'opera di Severino si inserisce con rispetto e attenzione nel contesto architettonico del Pantheon, richiamando la rigorosa e solenne geometria di quadri e riquadri che scandiscono l'imponente cupola.
 
L'altare è percorso su tutti i lati da una concitata teoria di martiri, una sequela che, tuttavia, all’occhio attento, si rivela composta da figure universali e quotidiane di uomini, donne, madri, poeti e filosofi. Sul retro dell’altare appare invece una sorta di giardino dell’Eden abitato da un pavone, simbolo di immortalità. Senza apparente soluzione di continuità il “racconto” prosegue nell’ambone plasmato attorno al corpo fluttuante di Cristo che risorge alzando la mano a indicare la Trinità.

Lo scultore bresciano, rappresentato dalla galleria Liquid Art System di Franco Senesi, è l'unico artista vivente ad esporre al Pantheon, considerato uno degli autori più intensi nel panorama della scultura contemporanea.

Le opere, volute dall’ arciprete rettore del Pantheon Mons. Daniele Micheletti, sono state ideate da Federico Severino con il contributo della fonderia CUBRO di Novate Milanese e con la consulenza teologico pastorale di Don Angelo Pavesi, consulente per il Capitolo dei Canonici del Pantheon per la sistemazione del presbiterio. Una collaborazione simbiotica tra l’Artista e il Teologo, nella ricerca di coniugare le esigenze del bello formale con quelle del suo contenuto spirituale, un’iconologia allo stesso tempo affascinante e inquietante, capace di incrociare eleganza colta e immediato coinvolgimento emotivo, elevazione spirituale e riflessione esistenziale:

Ciò che contraddistingue l’opera di Severino è, infatti, la tensione tra due poli. Da una parte il divagare colto nei labirinti della storia dell’arte, a catturare suggestioni: la solennità dell'altorilievo di un sarcofago etrusco, un dettaglio ritrovato in un portale barocco, un'espressione allucinata rubata al ricordo di un passo dantesco o alla scultura trecentesca,  l’esasperata deformità dell’Espressionismo. Dall’altro lato la scultura di Severino porta l’impronta di una fervida capacità inventiva che si muove nella dimensione dell’inconscio, pronta a dare forma a visioni e aspirazioni che abitano dalla notte dei tempi l’animo umano.



Federico Severino

Federco Saverino è nato a Brescia nel 1953, dove vive e lavora. Personalità complessa ed eclettica,  si rivolge con passione agli studi di filosofia fino alla laurea, maturando contemporaneamente i suoi studi artistici da autodidatta. 
Già nel 1974 si propone con una personale, recensita da Luciano Spiazzi ed Elvira Cassa Salvi, in cui affiorano i temi inquietanti e la straordinaria suggestione che caratterizzeranno la sua ricca produzione. 
Nel 1992 viene pubblicata la monografia a cura di Alberto Crespi e Fausto Lorenzi che documentano la produzione di Severino dal 1980 al 1992. 
La sua opera porta l’impronta di una fervida capacità inventiva sorretta da una cultura approfondita capace di equilibrare le forti tensioni che la sottendono. La sua iconologia, che si accompagna a figure del mito e a figure del sacro, ha instaurato tra reale e immaginario uno stretto dialogo che, sviluppato coerentemente lungo decenni ha ormai assunto lessico e ritmi ben distinguibili nel panorama della scultura contemporanea. 
L'opera di Severino, ispirata a temi sacri, ha raccolto consensi da parte della critica e della stampa in tutta in Italia e ha partecipato a una lunga serie di mostre allestite in importanti spazi pubblici e gallerie private a Roma, Milano, Venezia, Bergamo, Monza, Firenze, Brescia, Pietrasanta, Torino, Positano e Capri. Sue opere sono presenti in importanti collezioni d'arte private e in modo permanente anche in spazi pubblici come la collezione Centro Arte Moderna di Pisa e di grande rilievo come il Pantheon e la Basilica di San Vitale a Roma.
Da anni collabora con Liquid art system di Franco Senesi, con cui ha organizzato importanti mostre personali all’estero (Russia, Turchia, UK,  Ungheria, USA).

 
Il Pantheon
 
Il Pantheon è il monumento più ineguagliato e meglio conservato del mondo romano. E’ composto di un pronao con fastigio, di una struttura di raccordo e di una rotonda coperta da una cupola emisferica, dotata in sommità di una apertura - “oculus”. E’ il più grande spazio coperto privo di sostegni intermedi che sia stato costruito prima dell’invenzione del cemento armato. Il luogo dove sorse il Pantheon voluto da Augusto nel 27 a. C. era quello dove veniva immaginata l’apoteosi di Romolo. Fu interamente restaurato da Adriano nel 130 d. C. Nel 609 l’Imperatore bizantino Foca donò il Pantheon a Papa Bonifacio IV, che lo consacrò alla Vergine e a tutti i Martiri, conferendogli il nome di Basilica di S. Maria ad Martyres. La consacrazione non ha solo risparmiato il Pantheon dalla completa spoliazione a cui sono stati sottoposti tutti gli altri monumenti antichi, ma ha anche garantito un utilizzo ininterrotto dell’edificio, che lo rende un unicum nella storia millenaria di Roma. Il pronao è dotato di sedici colonne corinzie di granito. La parte centrale del portico ospita lo splendido portale bronzeo, il più grande e integro delle porte antiche tuttora in uso a Roma. L’aula è costituita da uno spazio circolare con una cupola emisferica il cui diametro, pari all’altezza, misura m. 43,30. Al centro della cupola si trova un oculus di m. 9. Il pavimento è costituito da riquadri e tondi di porfido, giallo antico, granito e pavonazzetto ed è dotato di un sistema di drenaggio dell’acqua piovana che penetra dall’oculus della cupola. La Basilica, che conserva la venerata e antichissima immagine della Madonna col Bambino dipinta su tavola a Costantinopoli, fu teatro, durante i secoli, di alcuni particolari riti religiosi. Uno di questi, si svolge ancora oggi al termine della S. Messa di Pentecoste, quando una suggestiva pioggia di petali di rose rosse ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli.
 

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