“UOMINI IN GUERRA”, IL PROGETTO SCENOGRAFICO DI DANIELA BERTUZZI
Daniela Bertuzzi, studentessa di Scenografia dell'Accademia SantaGiulia, ha realizzato i costumi e le scenografie per il progetto teatrale "Uomini in Guerra", adattamento drammaturgia del libro di Andreas Latzko per la regia di Pietro Arrigoni.
"Uomini in Guerra" è un progetto teatrale dedicato alla Grande Guerra vista con gli occhi di un tenente austroungarico di origini ebraiche.
La scenografia, per dare peso alle parole e alla veridicità/crudeltà della guerra, vuole rendersi prima di tutto atemporale e fortemente simbolica, ricreando attraverso i costumi le atrocità che hanno dovuto subire, ma anche infliggere, gli Uomini in guerra.
Gli importanti elementi distintivi dei soldati austriaci, ovvero spalline e taschine, sono rovinate dal fango, da macchie di sangue, dallo sporco delle granate e dalla polvere da sparo… Sui loro petti e sulle spalle portano il peso dello stress, dei traumi da guerra, della violenza e anche delle ferite psico-fisiche e di tutto ciò che ha lasciato ad ogni soldato questo conflitto.
L’unico riferimento temporale è la proiezione di video originali dell’esercito austriaco e degli ospedali psichiatrici dentro ai quali si volevano guarire i disturbi creati dalla battaglia, ottenendo invece l’effetto opposto.
Questi video durante la rappresentazione mettono in stretta relazione ciò che è avvenuto durante e dopo la guerra, sottolineando ogni sfaccettatura narrata in cinque episodi: La partenza, Il battesimo di fuoco, Il camerata, Morte da eroe, Ritorno a casa. Ogni video è correlato ad ogni episodio e sono montati sovrapponendo in digitale macchie di sangue e altri elementi di disturbo per accentuare il senso di violenza della guerra.
Questo senso di non luogo e di confine è intensificato nella scenografia da fondali, da strisce di garza che ricorda la garza dei feriti, riportando un materiale che ha una stretta connessione e senso di sospensione fra chi è nelle trincee e chi ritorna in patria, nelle proprie case. È un non-luogo, una via di mezzo, un luogo sospeso, uno spazio interiore dell’uomo che è rimpatriato per non tornare mai più ad essere l’uomo che era prima.
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