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GEOGRAFIE di Keita F. Nakasone

Dall'1 al 23 Dicembre 2018 all'Asilo dei Creativi di Meano

Fonte esterna - Stampa
dal 01/12/18 al 23/12/18
GEOGRAFIE di Keita F. Nakasone

Dall'1 al 23 Dicembre 2018 l’Asilo dei Creativi di Meano ospita la mostra GEOGRAFIE di Keita F. Nakasone.
La mostra è la prima personale dell’artista, attivo in numerose collettive, condivisione di spazi e residenze d’artista, padre di Matrici Aperte, il suo luogo di lavoro, nel cuore storico di Brescia, e docente dal 2018 presso la nostra Hdemia SantaGiulia.

La ricerca di Keita F. Nakasone racconta, attraverso un figurativo espresso con la pittura in splendidi oli su tela e carta, monotipie, serigrafie, linografie, di quei popoli, di quei luoghi abusati, contaminati e condizionati dall’informazione di massa veicolata da interessi altri: Siria, Tunisia, Egitto, Turchia, Palestina, Libano, Kurdistan Turco.
Dai suoi viaggi, Nakasone porta alla ribaltale minoranze etniche, la loro integrità e la resistenza, fiera e umana, attraverso l’uso sapiente di panneggi e composizioni formali, ilcuivalore estetico si fermaal primo colpo d’occhio, per poi aprire le porte ad un mondo arcaico, simbolico e misterioso, come le pieghe di un kefiah.

Il curatore, l’artista Alberto Goglio, così si esprime:
"il primato della relazione umana sul concetto stesso di confine e, in subordine, il primato della figurazione sull’astrazione nella sua geografia pittorica."

L’inaugurazione della mostra è prevista Sabato 1 dicembre alle ore 18.00.
L’esposizione sarà visitabile il Sabato e la Domenica dalle ore 16.00 alle ore 20.00, con termine il 23 dicembre.

 

Il termine Geografia significa “descrizione della terra”. Come tutte le scienze, la Geografia è ovviamente legata all’idea di ricerca, di esplorazione. Più che in altre discipline, questa ricerca è incarnata nell’esperienza del viaggio, non solo metaforico ma anche reale: per descrivere la terra nella sua configurazione fisica è stato necessario spostarsi da un luogo all’altro. Una sorta di nomadismo della conoscenza. Apparentemente esaurita la sua funzione meramente topografica, la Geografia è divenuta nel tempo una disciplina articolata: la “descrizione della terra” avviene attraverso lo studio dell’interazione di fenomeni fisici, biologici, politici e antropologici sempre più complessi e in continuo mutamento. 
Su un piano completamente diverso ognuno di noi è destinato a sviluppare una propria geografia, una personale descrizione della terra, più o meno evoluta a seconda di quanto è stato in grado di esperirla e di interpretarne la complessità, in modo del tutto soggettivo, attraverso il proprio vissuto.
Per tutto questo, “Geografie” è anche il titolo della prima personale di Keita F. Nakasone. 
La declinazione al plurale sottintende non tanto la panoramica di un unico punto di vista su realtà diverse e distanti, quanto piuttosto l’incontro di diverse “geografie” soggettive, destinate a specchiarsi nelle loro diversità e, forse, ad ibridarsi.
In effetti, la contaminazione culturale non può che essere un elemento centrale nella visione artistica e umana di Keita, la cui sintesi è affidata ad una figurazione pittoricamente matura, equilibrata, poco incline ad eccessi formalisti come ad una sterile “topografia dell’immagine”. Probabilmente, questo punto di equilibrio è per l’artista una forma di indispensabile sincerità.
Il risultato è una mostra articolata e per certi versi ipertrofica, nelle tecniche utilizzate come nei soggetti rappresentati. Oli su tela e carta, monotipie, serigrafie, linografie, sono la testimonianza di viaggi in Turchia, Libano, Tunisia, Palestina, Israele, Kurdistan Turco ed Egitto, con un’attenzione alle minoranze schiacciate da un’astrazione geografica fatta di confini calati dall’alto, che danno all’opera di Keita un respiro politico nel senso più alto del termine. Opportunamente, a questo registro politico se ne sovrappone un altro più intimo, fatto di ritratti famigliari, esito di una geografia degli affetti altrettanto ricca e composita. Da questo retroterra, senz’altro privilegiato, Keita è in grado di affermare, senza correre il rischio di essere retorico, il primato della relazione umana sul concetto stesso di confine e, in subordine, il primato della figurazione sull’astrazione nella sua geografia pittorica.

Alberto Goglio

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